il retroscena della petizione di bancarotta di una start-up londinese: ha assunto 700 ingegneri indiani per simulare strumenti di intelligenza artificiale

7 Giugno 2025

By: Julie.B.

Un vero e proprio terremoto ha colpito il mondo della tecnologia con la notizia della bancarotta di Builder.ai, una start-up londinese che era stata valutata circa 1,5 miliardi di dollari. Fondata sulla promessa di sviluppare app in pochi minuti grazie all’intelligenza artificiale, l’azienda ha svelato di aver assunto circa 700 ingegneri indiani per realizzare gran parte del lavoro manualmente, piuttosto che avvalersi effettivamente di una tecnologia avanzata. Questo caso ha messo in luce il fenomeno del cosiddetto “AI washing” e ha sollevato interrogativi sui fondamenti etici e professionali nell’innovazione tecnologica.

La storia di Builder.ai: dalla promessa alla crisi

La narrazione di Builder.ai ha avuto inizio con grandi aspettative e un investimento cospicuo da parte di colossi come Microsoft e un fondo sovrano del Qatar. L’azienda ha raccolto oltre 445 milioni di dollari, sostenendo che la sua piattaforma di sviluppo app fosse alimentata da un assistente digitale chiamato “Natasha”. Tuttavia, un’indagine ha rivelato che la maggior parte della programmazione veniva effettuata manualmente, mettendo in dubbio la reale capacità innovativa della start-up.

Il collasso e le indagini

Dopo una revisione dei conti, la crisi ha preso piede nel maggio del 2025 quando Viola Credit ha fatto piovere il suo intervento, sequestrando 37 milioni di dollari dai conti dell’azienda a causa di una gravissima falsificazione dei dati finanziari. Il fondatore, Sachin Dev Duggal, aveva gonfiato le entrate del 2024 del 300%, rivendicando 220 milioni di dollari, mentre un audit ha rivelato un incasso effettivo di soli 50 milioni.

  • 🔍 Fatti salienti del collasso:
  • 📉 Inflazione del fatturato del 300%
  • 👥 Circa 1.000 dipendenti licenziati
  • 💰Debiti di 85 milioni di dollari verso Amazon
  • 💸 Debiti di 30 milioni di dollari verso Microsoft

Il dibattito sull’AI washing

Il caso di Builder.ai ha riacceso il dibattito su un trend pericoloso: l’AI washing, dove aziende cercano di riconfezionare servizi tradizionali come se fossero rivoluzionari attraverso l’uso di termini legati all’intelligenza artificiale. Con l’attuale boom tecnologico, molte start-up, temendo di rimanere indietro, abbracciano questa narrativa ingannevole. È essenziale che sia i fondi di investimento che i consumatori esercitino un controllo scrupoloso sulle affermazioni aziendali.

Rischi e segnalazioni per gli investitori

Per evitare futuri scandali come quello di Builder.ai, è cruciale prendere in considerazione i seguenti aspetti:

  1. ⚠️ Verificare la veridicità delle affermazioni sull’AI.
  2. 🖥️ Esigere trasparenza nei processi di sviluppo.
  3. 🧑‍🤝‍🧑 Consultare ex dipendenti per avere feedback reali.
  4. 📊 Valutare dati finanziari in modo critico.
  5. 🔎 Monitorare le pratiche di investimento etico.

Tabella riassuntiva del caso Builder.ai

🍃 Categoria 📊 Dati
Valutazione iniziale 1,5 miliardi di dollari
Capitale raccolto 445 milioni di dollari
Debiti totali 115 milioni di dollari
Dipendenti licenziati 1.000

Ripercorrere la lezione di Builder.ai non è solo un esercizio di riflessione critica per gli investitori e gli sviluppatori. Si tratta di un appello a promuovere una cultura di innovazione autentica e responsabile. Restituire valore al modo in cui l’intelligenza artificiale è percepita e implementata sarà cruciale per il futuro delle start-up.

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